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“BONSIGNORE” ROSSO – IGT SALENTO – NEGROAMARO, MALVASIA
“BONSIGNORE” ROSSO – IGT SALENTO – NEGROAMARO, MALVASIA
€6.00
“BONSIGNORE” ROSSO – IGT SALENTO
Negroamaro 80% – Malvasia 20%
Gradazione: 13,50% Vol.
Temperatura di servizio: Ambiente
Colore: Rosso rubino intenso
Profumo: Speziato dal sapore secco e vellutato
Età dei vigneti: 50 anni
Sistemi di Allevamento: Ad Alberello pugliese con 4000 ceppi per ettaro
Epoca di vendemmia: Seconda decade di settembre
Vino per quintale di uva: Massima resa 70%
Vinificazione: In rosso con termocondizionamento del processo fermentativo
Annata: 2016
Abbinamenti: Primi piatti saporiti, arrosti di carne, selvaggina, formaggi forti e piccanti.
Esaurito
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Categoria: VINI DEL SALENTO
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Il Susumaniello è un vitigno a bacca rossa autoctono della regione Puglia, coltivato prevalentemente nella zona del Salento, nella provincia di Brindisi. Il Susumaniello deve il suo nome così curioso al fatto che il vitigno, specialmente nel suo primo decennio di vita, è molto produttivo, tanto da caricarsi in modo quasi spropositato di grappoli di uva, proprio come un “somarello”.
Un vitigno che, insieme al Negroamaro, rappresenta la storia vitivinicola e soprattutto dei vitigni, del terroir della storia del Salento, ne rappresenta la radice. Il Susumaniello era infatti presente nel sistema ad alberello del Salento in una percentuale del 20%, laddove il negramaro occupava il restante 80%.


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LA STORIA
La Puglia è una regione del sud Italia affacciata sul versante adriatico che, con i suoi 105 mila ettari di superficie vitata, ricopre ad oggi un piccolo ruolo nel vasto panorama della viticoltura italiana: l’attenzione dei produttori verso la produzione, che in passato era rivolta alla quantità, si sta man mano spostando verso una maggiore qualità. La viticoltura in Puglia risale al periodo precedente ai Fenici, prima del 2000 a.C.. Furono tuttavia i commercianti fenici a introdurre nuovi vitigni e tecniche di produzione più sviluppate. Con i Greci, la viticoltura pugliese continuò ad espandersi, fino all’intero periodo dell’Impero Romano e oltre. Nel XIX secolo, la produzione vitivinicola pugliese non si arresta, ma cresce ulteriormente: infatti con la diffusione della fillossera, la produzione vinicola in tutta l’Europa subisce un brusco calo e i commercianti europei, e soprattutto francesi, iniziano ad acquistare consistenti quantitativi di vini pugliesi fino all’arrivo anche qui di questo parassita animale.I vigneti pugliesi sono dominati in maniera incontrastata dai vitigni a bacca rossa, che ricoprono più dell’80%. I vitigni che regnano nel territorio vitivinicolo della Puglia sono negroamaro e primitivo, seguiti da bombino bianco e nero, trebbiano toscano, uva di Troia, sangiovese, montepulciano, malvasia nera.
Oltre alle 4 Denominazioni di Origine Controllata e Garantita (DOCG), la Puglia include 28 Denominazioni di Origine Controllata (DOC), il più alto numero di DOC in Italia dopo la Toscana. In tutto il territorio pugliese è possibile produrre la DOC Aleatico di Puglia. A nord, in provincia di Foggia, si trovano le DOC Tavoliere, San Severo, Cacc’è mmitte di Lucera e Orta Nova, mentre nella provincia di Barletta-Andria-Trani abbiamo le DOC Rosso di Cerignola, Barletta e Moscato di Trani. In provincia di Bari, sorgono le 3 DOCG Castel del Monte Bombino Nero, Castel del Monte Nero di Troia Riserva, Castel del Monte Rosso Riserva, con la relativa DOC di ricaduta Castel del Monte - in comune con la provincia di Barletta-Andria-Trani -, oltre alle DOC Gravina e Gioia del Colle. Nella parte sud, tra Brindisi, Taranto e Lecce, troviamo tante DOC che ricoprono zone di produzione molto piccole, quali Negramaro di Terre d’Otranto, Terra d’Otranto, Locorotondo, Martina Franca, Ostuni, Colline Joniche Tarantine, Brindisi, Lizzano, Salice Salentino, Squinzano, Leverano, Copertino, Nardò, Galatina, Alezio e Matino. In questo territorio, inoltre, emerge la quarta DOCG della regione: il Primitivo di Manduria Dolce Naturale, con la relativa DOC Primitivo di Manduria Articolo aggiunto! Sfoglia la lista dei desideri
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€10.00Cosa vuol dire vino barricato?
Il termine "barricato" deriva dal termine francese "barrique".
Sapete già cos'è la barrique? E' la botte più piccola usata per affinare il vino. Cosa ci si deve aspettare in un vino che ha subito un invecchiamento in barrique? Facciamo un passo indietro e vediamo le caratteristiche della nostra botticella. La barrique ha una capacità di 225 litri, una capacità molto ridotta rispetto alle altre botti e dunque l'alto rapporto tra la superfice del legno e la quantità di vino significa veloce maturazione. La barrique è realizzata con doghe di rovere di varia provenienza (perlopiù francese e americana) che vengono stagionate all'aperto e poi tostate con l'utilizzo di fiamma viva. Come sarà dunque il vino barricato? Dovete tenere presente che: il legno è un materiale poroso e come tale permette un passaggio di ossigeno, responsabile proprio dell'invecchiamento del vino. Ne varia innanzitutto il colore: Il rosso rubino vira sul rosso granato, quasi mattone. E non finisce qui. Cambia il bouquet olfattivo perché la tostatura della barrique è una lavorazione che regala al vino caratteristici profumi: tipiche note di vaniglia , spezie, affumicatura. Famoso anche il sentore di cocco che deriva dalle barriques americane. E il gusto? Ebbene, il passaggio in barrique, varia anche le sensazioni al palato. Il legno di questa piccola botte cede al vino i suoi tannini, regalando un'elegante astringenza, mai troppo aggressiva capace di donare buon corpo al vino. Queste dunque le caratteristiche del vino barricato che ritroverete perlopiù nei vini rossi dopo l'affinamento in questi ormai arci noti contenitori.
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